Assenza di precauzioni e di tutele contro il covid per carcerati e polizia penitenziaria di Asti

04/01/22- La lotta per i diritti dei detenuti da parte della bon’t worry INGO continua: questa volta è la Casa Circondariale di Asti ad essere luogo di gravi violazioni nonché di un preoccupante focolaio covid.

A seguito delle allarmanti lettere da parte dei carcerati di Asti e dei contatti telefonici con le loro famiglie, la Presidente Bo Guerreschi ha prontamente denunciato i fatti di cui è stata informata, richiedendo così un’indagine della Procura della Repubblica di Asti.

Oggetto della querela è la pericolosa situazione sanitaria che i detenuti e la polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Asti vivono e subiscono impotentemente. In un ambiente dalle condizioni igieniche deprecabili a causa della sporcizia, del sovraffollamento e delle dimensioni anguste delle celle il corona virus prolifera e si diffonde incontrastato tra coloro che abitano il carcere e che vi lavorano. Si aggiunge poi la presenza di soggetti no-vax, la cui scelta di non ricevere la vaccinazione aggrava ulteriormente il quadro.

Ciò che desta maggiore indignazione, però, è soprattutto la mancata risposta da parte dell’amministrazione della Casa Circondariale astigiana. A fronte delle esplicite richieste da parte dei detenuti di poter essere sottoposti a tamponi non ha fatto seguito alcuna azione in merito.  Vige e persiste un sistema in cui precauzioni anti-covid, verifiche ed esami sono completamente assenti. La direttrice del carcere, viene sottolineato nell’atto di denuncia, non sembra assumersi la responsabilità di quanto sta avvenendo, venendo così meno ai doveri che la posizione che ricopre le impone.

La prevedibile conseguenza di tali circostanze è un tasso di contagi elevato e l’alto rischio di ulteriori diffusioni all’interno e all’esterno del penitenziario: sono infatti ben oltre 50 i positivi tra i detenuti e più di 10 tra i membri della polizia penitenziaria. È intuitivo comprendere la portata del rischio che una trasmissione del genere comporta.

Ancora una volta, dunque, si delineano gravi violazioni di Convenzioni e Carte Internazionali (CEDU e Carta di Nizza) e della stessa Costituzione italiana laddove tutelano il diritto alla vita e proibiscono la tortura e trattamenti inumani e degradanti.

Nel caso specifico, poi, ad essere coinvolti ed esposti al rischio di contagio sono anche gli agenti della polizia penitenziaria, che, da lavoratori, dovrebbero essere adeguatamente tutelati.

La bon’t worry rinnova, quindi, il suo impegno verso i diritti dei detenuti, richiede un intervento a tutela della polizia penitenziaria e promette di costituirsi parte civile nel processo che si auspica faccia seguito alle indagini.

2022-01-09T14:50:26+00:00
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