Violenza in Famiglia
“Mi diceva di stare zitta o mi avrebbe fatto del male.”
La storia vera di una vittima di violenza aiutata dalla bon’t worry INGO che dal 2015 lotta contro la violenza di genere e aiuta vittime come il protagonista di questa storia.
Mi trovavo nella parte di sopra di un letto a castello. Davide stava in un letto singolo vicino alla finestra opposta a me. Mia madre era nella stanza vicina.
Ero sdraiata sul letto un po’ addormentata mentre lui guardava la TV nel letto suo. Si tira giù i pantaloni mostrando il sedere e ride. Ho pensato che facesse lo scherzoso, quindi ho riso anch’io. Poi mi ha detto di fargli vedere il mio sedere, ho riso e detto di no. Lui me l’ha detto un’altra volta, e ancora, e ho sempre detto di no. Quindi si avvicina e in modo aggressivo tira via le coperte. Io avevo addosso solo le mutande e una maglietta.
Ricordo che lui diceva delle cose che non capivo, stava diventando agitato e di cattivo umore. Poi mi ha chiesto se avevo mio ciclo ma io non ho risposto. Avevo tanta paura, ero scioccata e confusa. Dopo mi trascina su e spinge la mia faccia giù nel letto, io appena potevo respirare. Mi diceva di stare zitta o mi avrebbe fatto del male. Mi ha tiro giù le mutande, potevo sentire che faceva dei rumore strani. Poi ha provato a mettere il suo pene nel mio ano. Ho cominciato a capire cosa stava succedendo. Ho provato a muovermi e ho cominciato a piangere, avevo paura per la mia vita. Lui continuava a dire di stare zitta.
Dopo provo a farlo ancora, dicendo “calmati cazzo”, mentre continuava a pizzicarmi, cosa che mi faceva veramente male. Ricordo la repentina sensazione di un incredibile dolore nel momento quando mi ha penetrato. Dopo ho sentito che lo tirava fuori e che si sdraiava sul letto acanto a me. Era quasi senza fiato. Immediatamente ho provato ad alzarmi, mettermi le mutande. Mi chiede dove me ne andavo, gli ho detto che avevo bisogno del bagno. Dovevo lavarmi perché ero tutta sporca delle mie cose e anche delle sue.
Ho lavato mia faccia ed anche provato a mettere a posto i capelli. Sono uscita dal bagno e un istante dopo avevo bisogno di tornare. Stavolta lui me segue e mi dice di fare le mie cose mentre era lì a guardare. Avevo tanta paura e così ho fatto. È rimasto vicino alla porta e dopo mi ha chiesto di aspettare mentre andava lui in bagno.
Sono tornata nel mio letto, dove mi ha detto di andare, ha presso il suo telefono e mi ha fatto vedere un video di persone che facevano sesso. Ho solo visto un paio di secondi però c’era molta violenza. L’uomo aveva le mani sul collo della donna e la soffocava. Lui disse che era una cosa bella e voleva farlo un giorno con me. Io avevo paura per la mia vita, pensavo che mi avrebbe violentato di nuovo e mi avrebbe ferito gravemente o ucciso, e nessuno era lì per aiutarmi.
Mi ha minacciato mentre la sua mano stringeva la mia spalla, vicino al mio collo, dicendo: “non lo dire a nessuno, anche quando siamo più grandi, o ti farò del male. Dopo ha tirato giù i pantaloni e ha cominciato a masturbarsi.
Mi afferra la mano, mettendo la sua sopra e mi dice: “ora devi farlo te”, ho tirato la mano via ma lui si è arrabbiato e mi ha pizzicato lasciandomi una ferita. Ancora mi afferra la mano e comincia a bestemmiare e a chiamarmi stupida. Ero così spaventata che ho fatto quello che diceva. Lui diceva piano, più veloce e metteva la sua mano sulla mia per farmi vedere come fare. Poi mi ha tenuta ferma la mano per eiaculare li. Ho detto che era una cosa orribile, invece lui disse: no, e bello, mangialo”. Io dico “no!” Quindi lui mi forza dicendo: “vedi, é bello.”
Dopo mi ha spinto giù e ha messo il dito dentro la mia vagina. Diceva che voleva mettere il suo pugno dentro e ho sentito che spingeva forte contro di me, come se avesse cercato di mettere qualcosa dentro ma non era possibile. Io continuavo a muovermi perché mi faceva davvero male e glielo dicevo, ma lui diceva ancora di stare ferma. Prese una matita per ferirmi.
Ricordo di aver sentito qualche rumore e Davide si precipitò di nuovo sul suo letto, mi afferrai le coperte sopra perché non avevo le mutandine addosso e mi disse di stare zitta. Mia madre apre la porta per andare in bagno. Io facevo finta di dormire, una volta passata lui ha detto: “brava ragazza, stai ferma”. Quando la mia mamma è tornata, ha detto a Davide di spegnere la tv, dato che si stava facendo tardi, così ha fatto. Potevo finalmente provare a dormire un po’. Dovevo comunque ripetutamente andare in bagno e perdevo sempre sangue fino al giorno successivo.
Ricordo che la notte successiva volevo dormire con mia madre nella stanza vicina, lontana da lui. Sfortunatamente mia mamma si alzava sempre presto per andare nella parte inferiore della casa; questo di solito mi lasciava da sola con Davide nella parte superiore della casa. Ricordo che dormivo, poi mi sono svegliata di colpo con le sue mani sui miei pantaloni, mi vede aprire gli occhi e poi mette le dita nel mio ano e mi ha veramente fatto male di nuovo. Ho dovuto spostarmi verso l’altro lato del letto per allontanarmi da lui e mi sono messa a piangere. Gli ho detto di lasciarmi da sola. Lui se ne va via dalla stanza e io mi sdraio un po’, ero di nuovo così spaventata. Poi torna con le mani gocciolanti e mi colpisce di scatto, così ho ricominciato a piangere.
Non sono sicura se fosse lo stesso giorno. Io, Davide e Alessia giocavamo a nascondino, io e lui eravamo in una stanza e lui mi disse: “stai zitta” e mi pizzica il braccio destro vicino alla spalla. Ho urlato e gridato e sono corso in cucina dove c’erano la mamma e la famiglia. Ho raccontato loro che mi faceva davvero male e lui è arrivato dietro e mi ha mentito dicendo che piangevo perché avevo perso. Di seguito ho avuto un grosso livido nero sul braccio destro. Glielo fatto vedere alla mamma e le dissi: “guarda, mi ha pizzicato, lo farò vedere zio”. Mia madre mi ha supplicato di non farlo perché Davide sarebbe nei guai.
Alla stessa età, in un giorno diverso, io e Davide siamo andati nella loro fattoria a giocare a basket, ho accidentalmente mandato la palla sul tetto. Lui si è arrabbiato e mi ha detto di salire sulla scala per prenderla. Io ho risposto che avevo paura, che non volevo e mi sono scusata. Lui si è davvero arrabbiato e ha insistito dicendo che ero stata io. Piangevo dicendo che non ce la facevo. Lui andò a prenderla e me la gettò addosso Quando scese mi ha detto di entrare nel granaio per dare di mangiare ai gatti, così sono andata. Siamo entrati e lui ha tirato la porta, mi ha cominciato a chiamare ripetutamente stupida e mi ha schiaffeggiato la testa mentre lo diceva.
Ho detto: “perché stai facendo questo?”, lui ha guardato fuori dalla porta, tornato indietro, ha tirato giù i pantaloni e ha cominciato a giocare di nuovo con se stesso e mi ha detto di farlo per lui. Siccome mi sono rifiutata e mi sono arrabbiata, lui mi ha preso la mano e l’ha tenuta di nuovo lì per eiaculare. “Questo è il nostro segreto, mai dirlo a nessuno”… ha detto tante volte.
Una volta, avevo 12 o 13 anni, eravamo nella parte posteriore della casa a giocare a PSP e Davide mi ha messo la mano sulla mia gamba. Ero un po’ più coraggiosa ma ancora avevo paura che mi violentasse di nuovo. Ho detto: “non toccarmi di nuovo, immagina se nonna e nonno lo sapessero”. Volevo subito lasciare la stanza, ma prima che potessi, lui si alza di fronte e mi dice “non lo dirai a nessuno perché ti farò del male”. lo passai accanto al bagno piangendo.
Un’altra volta ci avevano detto di giocare a carte. Eravamo a tavola e al momento in cui lui vede mia zia lasciare la stanza, immediatamente tira fuori il suo pene e ha inizia a toccarsi. Poi ha cominciato a dirmi che avrebbe voluto fare sesso in modo normale con me, ma questa volta con preservativi, perché ero più grande e potevo avere un bambino. Io ho detto: “no, non lo farai mai più” e mi ha riso in faccia.
Nel 2014 e stato troppo per me. Ho raccontato a mia madre che Davide mi aveva violentata quando avevo 10 anni. Ero così depressa e sensibile. Lei fu subito contro di me e disse: “che non l’avrebbe fatto”. Era molto agitata e arrabbiata con me perché volevo dirlo alla polizia. Dall’improvviso ha iniziato a parlare velocemente, alzando la voce dicendo “no, per favore, non perché i servizi sociali lo sapranno e io sarò nei guai perché tu eri così piccola e tu eri sotto la custodia mia e di zio, e sarebbe pure un grande problema per lui perché è successo a casa sua. Ero in completo stato di shock, pensavo che mi avrebbe sostenuto, non che si sarebbe arrabbiata con me per qualcosa di cui ero vittima. Poi mi disse che se andavo dalla polizia sarei stata portata dai servizi sociali. E anche che avrei diviso lei e mio padre perché lei doveva prendersi cura di me in quel posto. Quello mi spaventò così tanto, anche perché poi ha detto che se andavo alla polizia avrei portato vergogna alla famiglia, dato che nei piccoli posti si conoscono tutti. Anzi, sarebbe anche stata rinnegata dai miei cugini e io non sarei stata creduta comunque.
Ho scritto a Davide su Facebook per ingannarlo, provando a fargli ammettere quello che aveva fatto. Mia mamma mi aveva detto che aveva raccontato tutto a mio padre lo stesso giorno e che aveva chiamato lo zio per dirglielo.
Da quel punto e per tutta la mia vita ho lottato con ansia grave, disturbi di panico, depressione e PTSD. Ho fatto tanta difficoltà a scuola a causa di quanto mi ha colpito la situazione. Mi auto-danneggio da quando avevo 11 anni, mi volevo suicidare, sono finita in ospedale a causa di quanto gravemente mi sono auto-ferita. Ho avuto problemi di perdita di peso anche a causa della depressione. Non mi fido di nessuno, non vado da nessuna parte da sola, esco solo con mio padre. Sono diventata così paranoica, lui ha rovinato la mia vita. Ho anche parecchi flashback. Avrei veramente voluto finire la mia vita in numerose occasioni, quindi ho chiesto aiuto al mio medico. Sono stata portata al CAMHS (Servizio di salute mentale per bambini e adolescenti).
A un punto sono crollata e ho raccontato alla mia consulente tutto quello che era successo. Lei ha parlato con la polizia per il mio bene. Poi ho preso la decisione di dirlo a mio padre, mi ha detto che mia madre non glielo aveva mai detto, era così arrabbiato e scioccato. Ma mi disse di andare dalla polizia e ho fatto la mia dichiarazione nel 2016.